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Ma che cos'e la questione morale

Tutti dicono di saperlo, ma non è così semplice
La prima cosa che ci viene in mente è una certa pratica, non proprio cristallina, cui ci ha abituato la politica. All’epoca di tangentopoli quasi tutti i partiti avevano stabilito una percentuale su appalti, contratti, convenzioni, direzioni dei lavori e quanti altri benefici elargivano le pubbliche amministrazioni. Chi non si assoggettava a questa poco onorevole logica veniva tagliato fuori dalla possibilità di lavorare nel settore pubblico.
Tuttavia la realtà della questione non è tanto semplice ed ha diverse sfaccettature, che forse vale la pena di approfondire. Ad esempio, per anni si è parlato di clientelismo e favoritismo, con riferimento ad una consuetudine che - come nella favola di Orwell - consentiva ad alcuni di diventare più uguali degli altri. Bastava porsi al servizio di un partito o di un notabile politico, per trovarsi in lista d’attesa per un posto o una promozione. Ma esaminiamo meglio cosa questo abbia in concreto comportato.
Innanzitutto una violazione dei diritti dei cittadini. Alcuni anni fa, dopo aver duramente contestato le assunzioni di fratelli, cugini ed affini, da parte degli amministratori di un’azienda pubblica locale, un consigliere comunale ebbe il candore di chiedere pubblicamente che almeno venisse rispettato il pluralismo, aggiungendo ai già troppi assunti qualcuno del suo partito. Orbene, il favoritismo non può essere coperto dal cosiddetto pluralismo, che sottomette i bisogni ed i meriti all’appartenenza politica. I cittadini sono uguali di fronte alle diverse possibilità che la società offre, a prescindere da quale tessera abbiano in tasca ed anche se non ne abbiano alcuna.
Ma, neanche i clientes se la passano tanto bene. Nell’antica Roma, essi erano persone vincolate ad un padrone, al quale assicuravano devozione ed appoggio politico, ottenendo in cambio protezione, difesa ed assistenza. Nei tempi moderni, il cliente è colui che appoggia un uomo o un partito politico non per convinzione, ma per interesse. Il rapporto di dipendenza indotto dal “favore” può creare una tale sottomissione, che la libertà e la dignità di queste persone risultano gravemente compromesse. La vita, infatti, è anche la bellezza di guardarsi nello specchio con espressione di stima. Non so quanti di questi clientes riescono a guardare non solamente se stessi, ma finanche i propri figli, con occhi chiari e compiaciuti, sapendo che gli è stata sottratta la soddisfazione della personale conquista di un posto di lavoro o di un avanzamento di carriera. E’ facile, quindi, comprendere quanta ingiustizia sia stata perpetrata ai danni anche di tali beneficiati del clientelismo.
Tuttavia, oltre al danno di diritti soggettivi, indotto dalla pratica clientelare, vi sono violazioni più estese, che riguardano i diritti della collettività. Quante elezioni sono state condizionate dalla distribuzione di posti e favori? E, nella scelta dei rappresentanti politici, quanti preferiscono un candidato che si rivela più “disponibile”, rispetto a quello che ritengono più adatto ad una sana gestione delle istituzioni?
“Manda un amico al Senato”. Fu questa la frase ad effetto coniata alcuni anni fa da un nostro candidato al parlamento e fu uno slogan vincente. Il politico serio ed inflessibile, che preannuncia serietà d’impegno e rigore morale spaventa molto più dell’amico compiacente. Del resto siamo abituati a dare valore al fuscello privato piuttosto che alla trave pubblica. Meglio il rifacimento del marciapiede davanti alla porta di casa, che la sistemazione di una strada a vantaggio dell’intera città.
Ricordo la tragica morte del piccolo Alfredino Rampi, caduto nel budello di un pozzo artesiano. Un ingegnere della protezione civile scelse le garze che avrebbero dovuto imbrigliarlo per riportarlo su. E’ risaputo che gli ingegneri lavorano sui sistemi e non sul concreto, pur cui i calcoli non potevano sbagliare. Così, tutti seduti davanti al televisore, ci aprimmo a grandi speranze. Ma quelle garze arrotolate si spezzarono ed il bambino precipitò ancora più giù, irreparabilmente, insieme alle nostre speranze. Ecco, pensai quella notte - non so se a ragione, ma potrebbe essere a ragione - questo è il frutto del clientelismo, che colloca ai posti migliori i più supini, non certamente i più bravi.
Vedete quanto sia vasto il danno che arreca alla nostra collettività, all’intera società, la pratica clientelare? Una pratica che riguarda innanzitutto i politici, ma non solo i politici.
Una domanda in sordina, per una risposta in sordina, che ognuno potrà dare nella solitudine della propria coscienza. Quanti di voi che leggete si sono astenuti dal ricercare una raccomandazione per un posto di lavoro, per un concorso, magari solo un piccolo favore illecito, che viene ottenuto, però, sempre in danno di un'altra persona con più diritti o forse più bisogno? Alcune volte ci si è mossi addirittura per cose molto più leggere, che so?, un figlio impegnato nella “maturità”, o addirittura negli esami di terza media? E’ una pratica penosa che ci dovrebbe sconsigliare di aprire bocca contro i politici, anche se sono proprio costoro i responsabili di un’atmosfera generale di sfiducia che quasi autorizza comportamenti ugualmente ingiusti da parte dei cittadini.
Al termine dell’articolo, mi viene da chiedere. Perché comporta tanto ritardo l’elezione del Difensore civico nella nostra città? Egli potrebbe avere una grande funzione di tutela dei cittadini da eventuali abusi, disfunzioni, ritardi o irregolarità della pubblica Amministrazione. Un posto del genere richiede una persona autorevole, competente di diritto e dalla lunga esperienza, che dia inoltre ampia garanzia di indipendenza, obiettività, imparzialità, probità. Vi sono persone di tale levatura nella nostra città? Sì, penso di sì, innumerevoli. Ci sarebbe un’enorme difficoltà di scelta. E’ questo il motivo dell’impasse in cui si è trovata finora l’Amministrazione comunale o essa si è cimentata piuttosto in un volo basso, come se questo fosse uno dei tanti posti da coprire, da spartire, e non un’importante risorsa per la città? C’è un modo sicuro per saperlo. Quando il nostro Difensore civico sarà finalmente nominato, dovremo solo attendere di vedere se egli - come quell’ingegnere che non seppe ben calcolare - spezzerà le garze.

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